Profilo Bio-Bibliografico

Antonio Trampus insegna Storia moderna nell’Università Ca’ Foscari di Venezia. I suoi interessi di ricerca riguardano la cultura delle riforme e dei Lumi nell’Italia e nell’Europa del Settecento e la loro eredità nella cultura dell’Ottocento. Ha pubblicato saggi e volumi sui gesuiti e l’Illuminismo, sull’opera di Gianrinaldo Carli, Gaetano Filangieri e Benjamin Constant. Ha in corso di pubblicazione un volume sulla concezione del tempo tra storia e neuroscienze cognitive (Milano, Unicopli, 2021).

ABSTRACT

Napoleone: diritti, libertà e consenso tra eredità dei lumi
e cultura del romanticismo
Antonio TRAMPUS, Università di Venezia

Da dove dobbiamo partire per ricostruire il complesso rapporto tra Napoleone e la cultura del suo tempo con l’eredità illuministica dei diritti? Dalle parole di ammirazione con cui il Primo Console accolse a Parigi il figlio di Gaetano Filangieri, indicando sulla scrivania la Scienza della legislazione come monumento per l’umanità? Oppure dall’atto con cui nel 1802 ripristinò la schiavitù nei Caraibi e soppresse i diritti e politici anche per i neri che già li godevano prima della rivolta?
Con questo contributo si intende offrire in primo luogo un quadro dei principali punti di riferimento del dibattito storiografico intorno al rapporto tra Napoleone e l’eredità del mondo dei Lumi, visto soprattutto attraverso il prisma del discorso sulle libertà e sui diritti considerati come esito della cultura illuministica e conquista della Rivoluzione. Il discorso verrà affrontato in due parti: la prima riguarderà un esempio specifico, quello del dibattito napoleonico (in Francia e a Milano) intorno alla morte civile e alle sue conseguenze sull’esercizio dei diritti naturali e civili soprattutto da parte dei figli degli emigrati e degli esuli. La seconda, invece, sposterà il punto di osservazione verso le aspettative dei contemporanei, prendendo ad esempio il diario di viaggio inedito del barone Attanasio Degrazia/ De Grazia (1765-1832) e di sua moglie Clementina Coronini Cronberg (1770-1860) a Milano nel 1805 per assistere all’incoronazione di Napoleone come re d’Italia. Un diario scritto da un nobile di origine bergamasca, che si era formato tra il collegio dei Nobili di Milano e l’università di Pavia, per il quale il viaggio e le tappe da Gorizia a Milano venne a rappresentare la metafora di un ritorno nei luoghi della gioventù e della formazione nella Lombardia dell’età delle riforme.