Profilo Bio-Bibliografico

Laura Peja, milanese, è professore associato di discipline dello spettacolo (L-Art/05) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano).
I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente i processi di scrittura drammaturgica nella contemporaneità, la storia del teatro italiano tra il XVIII e il XX secolo e le donne nel teatro e nelle arti.
È nel board editoriale di «Comunicazioni Sociali. Journal of media, performing arts and cultural studies» (Vita e pensiero, Milano), di cui è stata per anni coordinatore, e di «Drammaturgia» (Firenze University Press, Firenze), entrambe in classe A per l’area 10. È membro del Historiography Working Group dell’IFTR/FIRT International Federation for Theatre Research e attualmente partecipa (come Management Committee substitute member) al network di ricerca internazionale Women on the Move COST Action. Siede inoltre nel comitato direttivo del CIT Centro di cultura e iniziativa teatrale “Mario Apollonio” con sede presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Ha pubblicato saggi in riviste nazionali ed internazionali tra cui «Biblioteca teatrale», «Comunicazioni Sociali», «CoSMo», «Drammaturgia», «Revue des Etudes italiennes», «Skené», «Studia Borromaica»: Suoi contributi sono pubblicati in The Edinburgh Companion to Samuel Beckett and the Arts (ed. S. E. Gontarski, Edinburgh University Press, Edinburgh 2014), Media and Communication in Italy: Historical and Theoretical Perspectives (ed. F. Colombo, Vita e Pensiero, Milano 2019), The Methuen Drama Handbook of Theatre History and Historiography, (eds. C. Cochrane and J. Robinson, Bloomsbury Methuen, London 2020), Performing #MeToo: How Not to Look Away, (ed J. Rudakoff, Intellect Books Ltd, 2021). Tra i suoi volumi più recenti una edizione commentata del Saul di Alfieri (ETS, Pisa 2018, collana bilingue “A canon of European Drama”).

ABSTRACT

LAURA PEJA, I “volti” di Napoleone nella drammaturgia rappresentata a Milano: alcuni esempi

Le pagine di Stendhal hanno fissato per i posteri l’immagine di Napoleone che entra in Milano nel maggio del 1796 quale “successore di Cesare e Alessandro”. Ugualmente ispirata perlopiù ai miti e alla storia greca e romana, ma evidentemente molto più variegata, a rendere conto delle differenti attitudini e dei complessi ruoli che di lì a poco sarebbe andato a ricoprire l’allora Generale in capo, l’immagine che di lui ci ha consegnato la scena teatrale milanese del tempo che da quel trionfale ingresso va alla fine del Regno d’Italia, sempre in difficile equilibrio tra libertà e censura, entusiasmi sinceri o d’occasione, afflati esortativi e cocenti delusioni.
L’intervento intende presentare alcune delle immagini di Napoleone create sulla scena in questo periodo complesso, in un continuo e rapido mutamento cui sembra particolarmente confacente il linguaggio performativo nella sua inesausta dialettica tra opera e evento, scena e platea. Le intenzioni e le prospettive dei drammaturghi e dei poeti si intrecciano con le abitudini e le reazioni del pubblico e le valutazioni di censori e recensori. È proprio cercando di ricollocarle nell’originario movimento generativo e ricettivo che questo contributo prova a leggere alcuni dei testi drammatici dell’epoca, tra cui ad esempio alcune opere di Foscolo, Monti, Salfi e Pindemonte, autori non solo (e direi non eminentemente) drammatici, nella consapevolezza che al linguaggio del teatro essi vollero affidare quanto ritennero che meglio che nella scrittura di altri generi da loro pur frequentanti proprio attraverso la scena si potesse esprimere.